9 dic 2007

Sicurezza 2

La recente tragedia di Torino con gli ennesimi morti sul lavoro ha provocato una grande emozione nel Paese e non sono mancate le dichiarazioni di dolore e solidarietà, non so quanto sincere.
Il fatto però, a mio parere, inserendosi in una tragica catena che si estende negli anni, richiederebbe una reazione sul piano politico più intensa.
Infatti, quando il numeri dei caduti sul lavoro supera il migliaio ogni anno è evidente che se nel nostro Paese c'è una questione di "sicurezza" il fenomeno in questione ne fa pienamente parte. Almeno se, come a me sembra, il problema "sicurezza" significa come garantire che i cittadini non subiscano danni ingiusti.
Viceversa, sembra che gli attentati alla salute e alla vita dei cittadini abbiano un diverso valore a seconda della provenienza dell'offesa: un omicidio derivante da un tentativo di rapina merita invocazioni alla tolleranza zero, ruspe in pronta e televisiva azione, ecc. la morte sul luogo di lavoro non suscita pari sommovimenti. Non c'è problema legislativo, le norme già ci sono, basta applicarle, ha dichiarato quello stesso Presidente del consiglio che poche settimane fa ha firmato un decreto legge di dubbia costituzionalità e in odere di razzismo a seguito dell'omicidio della signora Reggiani.
Evidentemente - non ce ne eravamo accorti - prima del suddetto decreto non era possibile evitare insediamenti abitativi abusivi, nè munire di adeguata illuminazione pubblica la stradina dove avvenne l'aggressione nè, tantomeno, far sorvegliare i luoghi dalla polizia o vigili urbani.
O, più semplicemente, è più facile creare un capro espiatorio e prendersela con chi, come i rom, non ha potere che indurre gli imprenditori ad assicurare adeguate misure di sicurezza sui luoghi di lavoro.
Il Presidente di Confindustria che, scaldando i muscoli in vista della entrata in politica, quotidianamente rilascia roboanti dichiarazioni e lancia clamorose iniziative come quella di espellere gli imprenditori che si sottomettano al pizzo, perchè non applica analoga sanzione a quei suoi associati che risultino non applicare le norme sulla sicurezza?
I sindacati, oltre a trattare l'entità delle retribuzioni, perchè non dichiarano che da ora in poi per ogni morto sul lavoro si proclamerà uno sciorpero nazionale della categoria?
La nascente "cosa rossa" se veramente vuole non essere un semplice assemblaggio di apparati ma un soggetto politico legato alla società e al mondo del lavoro, perchè non organizza un monitoraggio di massa delle condizioni di sicurezza, con conseguenti denunce, quando occorre?